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Dall alto della torre Prendiparte

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Cosa si ammira dall' alto della torre

che austera e silenziosa svetta

poderosa e al ciel mira diretta

mentre alla base la vita scorre?

 

Non si vedon piazze, tetti, non profili

di colline che si perdon delicate

in Appennino, non le lastricate

vie d' un tempo, non chiese, non cortili

 

Invece osservo il muoversi sgraziato

di una umanità dolente che ha lasciato

alle spalle storia, usanze, tradizioni

annullando memorie e convinzioni

per gettarsi urlando a capofitto

in un presente-futuro buio fitto

 

 Franca Colozzo - 29/07/2018 18:55:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Mi colpisce di questo tuo sonetto il sentimento del tempo che sembra gemere di dolore e gettarsi, malgrado le nobili vestigia del passato, nel fitto buio dei nostri giorni che anticipano il futuro.
Dall’alto della torre purtroppo lo scenario è sempre più squallido: cementificazione e devastazione del verde prendono il posto delle belle piazze d’un tempo. Questo è lo scotto che l’uomo sta pagando al progresso, al sovraffollamento degli spazi urbani, alla crescita incontrollata della popolazione, all’ignoranza dilagante nonostante l’avanzamento tecnologico.
L’uomo che si arrende al destino da lui tracciato e che soggiace all’abbrutimento della realtà in cui vive, è destinato a scomparire dalla faccia della Terra, di cui ha fatto un cattivo uso distruggendo il clima e l’ambiente e facilitando l’estinzione di molte specie animali.
Speriamo sempre che questo temuto evento non accada, ma ci sono tutte le premesse negative, di cui siamo perfettamente consapevoli.
Un caro saluto. Buona serata.

 Marina Pacifici - 10/07/2018 11:07:00 [ leggi altri commenti di Marina Pacifici » ]

Versi aggraziati che si tingono di malinconia soffusa sullo sfondo delle delicate note di colore dell’Appennino.
Una profonda riflessione in poesia sull’impoverimento culturale, umano e sociale che ci ha colpiti. Da un passato rinascimentale di dotte città culla di arte, poesia, diritto e cultura, ad un presente di centri urbani con ritmi di vita sempre più frenetici e nevrotici dove pochi colgono ancora la bellezza, la poesia, l’armonia della natura in cornice.

 Giulia Bellucci - 03/01/2018 22:48:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Un bellissimo sonetto Alberto (in questo periodo ho la passione dei sonetti...). È proprio vero, la strada che l’umanità ha intrapreso lascia intravedere solo buio fitto. Speriamo che intervenga qualcosa a scuotere l’incoscienza svegliando le coscienze e scusa il giro di parole.

 Ivan Pozzoni - 31/12/2017 20:13:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Bella! :-) Trobadorica!

 Edi Davoli - 29/11/2017 21:11:00 [ leggi altri commenti di Edi Davoli » ]

Eh sì Alberto, siamo di fronte al progressivo degrado dell’uomo. Bella analisi poetica di una umanità malata. Piaciuta

 Annalisa Scialpi - 29/11/2017 17:36:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]

Già... Penso a noi occidentali come a topi nella gabbia di Skinner. Chi ci muove? Il tempo, il Potere? Per il resto viviamo in torri anche nelle capanne dell’anima. Colpa dei treni ad alta velocità?
Un caro saluto

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